Il drenaggio linfatico, meglio conosciuto come linfodrenaggio, è entrato di diritto nelle tecniche utilizzate da noi fisioterapisti per affrontare una problematica clinica comunemente chiamata “edema”, che consiste in un accumulo di liquidi che coinvolge gli spazi interstiziali che conduce ad un ingrossamento di una o più zone del corpo. Il drenaggio linfatico può però essere eseguito pure su soggetti sani, non quindi in termini curativi, ma solo preventivi ed estetici.
In realtà dietro alla semplice parola “edema”, ossia “gonfiore”, si apre un importante ventaglio di patologie possibili, e diventa quindi indispensabile che venga chiarita la causa responsabile attraverso una attenta diagnosi medica.
L’edema può infatti manifestarsi per più cause, ad esempio per sofferenze importanti a carico dei reni o del cuore, o per situazioni gravi di denutrizione o di alcolismo, stati dove generalmente il gonfiore si presenta diffuso su tutto il corpo del paziente e dove generalmente non si interviene con il linfodrenaggio. Oppure può essere dovuta per sofferenza a carico del sistema linfatico o dei vasi sanguigni (vene e arterie), dove l’edema si presenta più localizzato, ad esempio manifestandosi su entrambi gli arti inferiori, e dove diventa importante l’intervento del fisioterapista.
Approcci proposti, spesso combinati:
Nello specifico si tratta di una tecnica manuale che agisce sul percorso dei vasi linfatici con l’obiettivo di rimuovere il ristagno di liquidi, favorendone un corretto deflusso verso i vasi sanguigni. Sia il linfedema primario che il secondario hanno infatti in comune lo stesso problema, ossia la diminuzione del trasporto linfatico.
Per eseguire un corretto drenaggio linfatico il fisioterapista deve possedere, non solo una specifica formazione post diploma, ma anche un tatto sensibile, capace di modulare, di “calibrare” la corretta pressione da effettuare con le mani sulla parte interessata, in modo da guidare la risalita dell’edema lungo dei percorsi prestabiliti del sistema linfatico.
Dopo aver effettuato le manovre di linfodrenaggio, il fisioterapista, se il caso lo richiede, completa l’approccio con il “bendaggio linfatico”. Come il nome stesso suggerisce, si tratta di una particolare “fasciatura” di tipo compressivo, eseguita con apposite bende ed altri materiali, il cui scopo è quello di far sì che la parte trattata non si rigonfi più nelle ore immediatamente successive al trattamento manuale.
La bendatura linfatica dovrà essere sostituita e rimodellata sull’arto in occasione del trattamento successivo.
Per consolidare il risultato ottenuto il paziente verrà stimolato al movimento attivo quotidiano, soprattutto nella parte del corpo trattata, con attività e semplici esercizi da poter effettuare anche a casa.