Dove non arrivano le dita del fisioterapista

Il Dry Needling (DN) è una tecnica specialistica impiegata da fisioterapisti appositamente formati, che prevede l'utilizzo di aghi secchi (“dry”) sottili e sterili senza iniezione di alcun farmaco (quindi gli stessi dell’agopuntura) per raggiungere punti specifici muscolari contratti nel trattamento di dolori e di disturbi del movimento. Si tratta di una tecnica di invasione minimale che ha il vantaggio di essere molto precisa.
 

Trattamento di Dry Needling su una paziente


Attraverso questo approccio che prevede l’uso di aghi è possibile sollecitare (pungendo con precisione), una zona contratta localizzata del muscolo, il cosiddetto “Trigger Point miofasciale (MTrP)”, ossia un punto particolarmente rappresentativo per il dolore e la disfunzione di mobilità del paziente.

Più specificatamente i punti trigger miofasciali sono delle vere e proprie alterazioni patologiche dolorose, clinicamente identificabili, che si generano nei muscoli scheletrici (lungo le bandellette contrattili). Si tratta di piccole porzioni fibrose dei muscoli interessati che si accorciano e si contraggono in modo permanente.

Generalmente questo fenomeno viene innescato da un sovraccarico nuovo o duraturo, o di un carico errato del muscolo (come può avvenire involontariamente praticando degli sport, o attraverso l’attività lavorativa, specie in gesti poco ergonomici e ripetuti).

Nel punto trigger miofasciale l’apporto di ossigeno e delle sostanze nutritive è alterato, aspetto che genera uno stato di contrazione permanente che spesso non scompare spontaneamente, quindi spesso necessita di essere trattato. Alla palpazione la zona è dolorosa e può evocare un dolore proiettato in un’altra zona.

L’effetto benefico dalla sollecitazione dell’ago nella zona muscolare interessata è una immediata distensione della contrattura locale, con una successione riduzione o persino soppressione della sintomatologia correlata al Trigger Point.

Questo approccio infatti stimola l'ossigenazione delle fibre muscolari contratte, riduce l'infiammazione locale, e incrementa la vascolarizzazione, riducendo così la tensione locale anche in maniera duratura.

Nelle prime 48 ore però il paziente temporaneamente può avvertire un sintomo che ricorda una contusione locale, specie ai primi approcci, sintomo che appunto poi scompare.
 

Trattamento di Dry Needling su una paziente

Scelta di questo approccio

Il presupposto basilare è la constatazione attraverso l’anamnesi e l’esame fisico effettuato al paziente della presenza di 4 aspetti: 

  • una bandelletta tesa (quindi una tensione di un fascio di fibre muscolari)
  • una zona sensibile alla pressione  diretta sulla bandelletta tesa
  • un dolore riferito (“irradiato”) del punto trigger miofasciale
  • una rapida contrazione locale / un “sussulto” della bandelletta (o “local twitch response”) alla stimolazione meccanica del punto trigger, compiuto con la palpazione. 
Trattamento di Dry Needling su una paziente


Questa condizione è ad esempio frequentemente riscontrabile ad esempio in presenza di alcuni mal di testa; dolore alle spalle, cervicalgie, lombalgia, dolori al torace, contratture muscolari dolenti agli arti superiori o inferiori ad esempio da postumi infortunistici e post operatori, e altro ancora.

Trattamento di Dry Needling su una paziente
Dolore riferito trigger point del muscolo trapezio superiore.


I Trigger Point Miofasciali costituiscono una delle cause più frequenti di dolore muscoloscheletrico cronico, ciò nonostante per lungo tempo non sono stati considerati come un target d’interesse nella gestione del dolore.

L’approccio con il Dry Needling non va visto come un “trattamento unico e completo”, ma è abitualmente incluso in un piano di trattamento più ampio.

Nella seduta stessa viene infatti completato dal fisioterapista con un trattamento manuale del tessuto, specifici allungamenti delle fasce e dei muscoli, e spiegazioni al paziente degli esercizi da allenare, ma anche e con consigli personalizzati su cosa va evitato e favorito nelle proprie attività della vita quotidiana.

A complemento di questo, se il caso clinico lo richiede, il fisioterapista può aggiungere ulteriormente un apposito rinforzo muscolare, esercizi propriocettivi e coordinatavi, terapie fisiche o altri apporti.

Esistono tre tecniche principali di Dry Needling

  • Il Dry Needling profondo (DN) è la tecnica maggiormente utilizzata e prevede che l'ago venga inserito direttamente nel Trigger Point o nella bandelletta tesa. Questa stimolazione provoca un sussulto locale ("local twitch response”).

    I pazienti descrivono frequentemente questo sussulto locale come una importante “scarica distensiva”, quindi un rilassamento, segno che è stato trattato il punto giusto.
  • La Stimolazione Elettrica Intramuscolare (IMES) prevede l'inserimento di almeno due aghi nella bandelletta tesa, seguito dalla stimolazione con un basso dosaggio di TENS.
  • Il Dry Needling superficiale (SDN) prevede che gli aghi vengono inseriti in direzione obliqua e superficialmente a una profondità media di 3-4 mm nell'area direttamente soprastante il Trigger Point Miofasciale.

    Questo permette che vengano attivati alcuni riflessi spinali responsabili dell'inibizione del dolore, grazie anche all'attivazione di circuiti spinali e corticali.

La scelta della tecnica di Dry Needling da utilizzare va anticipata, concordata e dosata in maniera opportuna con ogni paziente.


Trattamento di Dry Needling su una paziente

Trattamento di Dry Needling su una paziente


Nota: Nonostante la tecnica del DN utilizzi gli stessi aghi dell’agopuntura, esso non ha niente in comune con il trattamento classico di quest’altra disciplina, che classicamente appartiene alla terapia della medicina complementare, e dove l’inserimento degli aghi segue una logica legata ai meridiani, e non secondo la ricerca dei trigger point e delle bandellette contrattili, quindi strutture anatomiche.

Il Dry Needling ha controindicazioni?

Il dry needling rappresenta un approccio terapeutico mirato, che si adatta in base alle specifiche necessità cliniche di ciascun paziente.

È fondamentale sottolineare l'importanza di un'accurata valutazione delle controindicazioni al Dry Needling eseguita dal fisioterapista, che può includere specifiche condizioni mediche, la presenza di disturbi della coagulazione, infezioni cutanee nella zona di trattamento, o sensibilità particolari del paziente.

Questa precauzione è cruciale per prevenire possibili complicazioni e per assicurare che il Dry Needling sia applicato in modo sicuro ed efficace, sempre nel rispetto del benessere del paziente e della prescrizione medica.

Il Dry Needling fa male? È doloroso?

La percezione del dolore associata alla terapia Dry Needling varia da persona a persona. Durante questo processo, è possibile avvertire una sensazione momentanea di leggero dolore o moderato dolore, solitamente di breve durata (spesso inferiore al secondo), al quale può essere abbinato una breve contrazione muscolare locale (chiamato "local twich").

Il paziente avverte questo sintomo e il breve sussulto muscolare come "un male che fa bene", "che distende". Qualora il paziente avvertisse un sintomo doloroso per lui eccessivo, il fisioterapista si adatta immediatamente modificando l'angolazione dell'ago, la profondità, la velocità della tecnica oppure spostando l'ago su una porzione immediatamente vicina meno sensibile. Il tutto sempre cercando di mantenere efficace il trattamento del Trigger Point.

Si ha pertanto rispetto del dolore potenzialmente troppo fastidioso riportato del paziente. E secondo il caso si procede con gradualità.