Un approccio specialistico in fisioterapia, contro una pelle cicatriziale che ostacola il movimento e la libertà

Questo è un campo di intervento della fisioterapia che spesso sorprende la maggioranza delle persone perché si pensa che l’”ustione di grande entità” interessi solo il campo delle cure mediche cicatriziali e di chirurgia plastica, le cui cure sono primariamente assicurate dai “centri grandi ustionati” specie nelle prime fasi (presenti in Svizzera negli ospedali universitari di Losanna e Zurigo).

Le ustioni problematiche sono quelle di 2° grado profondo e di 3° grado, dove viene lesa la parte più profonda della pelle, ossia il derma. Quando le ustioni sono estese, possono essere necessari sia degli innesti di pelle che delle cure specifiche, come quelle fisioterapiche.

Se l’ustione è importante, un corretto intervento del fisioterapista aiuta a limitare e a contenere l’entità delle cicatrici.

Le ustioni più lievi, di 1° grado e di 2° superficiale, dove viene lesa l’epidermide, ossia la parte più superficiale della pelle non richiedono generalmente particolari cure specialistiche e guariscono completamente senza lasciare segni. In quest’ultimo caso non si necessita di alcun intervento fisioterapico.

Perché la fisioterapia è importante per i grandi ustionati

La pelle ustionata in profondità, non solo dopo alcune settimane ma addirittura dopo alcuni mesi dall’evento lesivo, tende a reagire strutturalmente a sfavore del movimento e della libertà dei gesti. Infatti, le così dette “retrazioni della parte lesa” e “le corde d’arco cicatriziali” (o brides), che si vengono a creare a causa dell’ustione, non sono altro che una risposta secondaria alle lesioni che l’ustione stessa ha creato su cute e articolazioni, capaci di provocare un vero e proprio accorciamento dei tessuti.

Se lesa nei suoi strati più profondi, con il passare delle settimane, la pelle tende infatti ad agire prepotentemente alterando ulteriormente la sua struttura, manifestando 4 fenomeni:

Va infatti detto che la pelle non è un organo “docile” come potrebbe apparire, non è infatti una struttura inerte che “semplicemente ci ricopre” con le sue note importanti funzioni, tipo quelle sul fronte della sensibilità (esempio: tattile, dolorifica, termica, …), di barriera protettiva (ci protegge da urti, sfregamenti, invasioni batteriche, radiazioni solari, …), sul fronte metabolico (esempio: producendo la vitamina D) e sulla regolazione termica del corpo (attraverso, ad esempio, la sudorazione).

  • ipertrofia (o talvolta cheloidi): è una reazione cutanea in cui si ha un inspessimento ed ingrossamento della pelle cicatriziale. Essa, mediamente, si sviluppa maggiormente attorno al 6° mese, quando la pelle cicatriziale appare pure più vascolarizzata (di colore rosso-violetto), e si arresta del tutto attorno a 18-24 mesi, divenendo bianca. Maggiore è la sua entità, maggiore è la probabilità che i restanti 3 fenomeni siano importanti. Attraverso la costante compressione (ad esempio con appositi abiti compressivi) si riesce a limitarne lo sviluppo ;
  • aderenze: sono una reazione cutanea di "incollamento" della pelle cicatriziale rispetto agli strati di tessuto sottostanti. Questi "freni", pur essendo cutanei, possono limitare i movimenti articolari, in quanto la pelle perde la sua naturale distensione/elasticità e la sua capacità di assecondare i movimenti; 
  • retrazioni: sono degli accorciamenti locali della pelle cicatriziale, che limitano o persino annullano fortemente l'estensibilità naturale della pelle. Anch'esse hanno come effetto il limitare dei movimenti ariticolari, al punto da generare, nei casi più gravi, delle malformazioni articolari locali o delle mal occlusioni a causa della forza retrattile cutanea generata (ad esempio della bocca, nel caso di un'ustione al viso).
  • corde d’arco cicatriziali (o brides):  sono delle retrazioni che appaiono come "delle corde tese". Si possono generare tra 2 zone corporee ustionate in modo importante e, specie, in concomitanza di zone dove vi sono delle concavità, come al collo, al cavo ascellare, davanti al torace, alla bocca, tra le dita,...). Esse appaiono come dei "ponti" tra 2 zone cutanee cicatriziali retratte, che  vengono così messe in comunicazione, limitando ulteriormente il movimento o generando ancor più deformità articolare. Indispensabile un tempestivo intervento di fisioterapia attraverso posizionamenti "di apertura" dei segmenti lesi.

L’entità e, quindi, la gravità di questi 4 fenomeni può cambiare in funzione di vari aspetti che concernono il paziente, come l’età, la carnagione, l’estensione della lesione, affezioni concomitanti, la zona corporea colpita, ed altri elementi.

Ad esempio: i bambini e le persone di carnagione scura tendono a svilupparle maggiormente. Inversamente: minore è l’estensione, minore è generalmente l’entità della manifestazione. La manifestazione massima di questi 4 elementi è visibile mediamente dopo 6 mesi dall’evento, e si concludono attorno a 18-24 mesi.

Il trattamento del paziente grande ustionato una volta dimesso

Il trattamento dei pazienti ustionati richiede una formazione specifica post diploma, in nostro possesso.

Per ognuno dei 4 fenomeni sopradescritti vi sono dei provvedimenti mirati:

  • per l’ipertrofia, il provvedimento è primariamente l’idratazione (con crema) e la compressione (con abiti e/o ausili compressivi). Maggiormente si riesce a contenerla, più i restanti 3 fenomeni vengono limitati. Questo è pertanto un punto essenziale.
  • per le aderenze, mobilizzazioni e scollamenti della pelle, tecniche primariamente manuali, successivamente anche con il supporto di ausili;
  • per le retrazioni, mobilizzazioni e allungamenti della pelle, provvedimenti manuali e sfruttando dei posizionamenti. Talvolta si potrebbe ricorrere all’aiuto di stecche su misura.
  • per le corde d’arco / brides, posizionamenti in apertura dei segmenti lesi, abbinando manovre di allungamento della pelle, e secondo il caso, anche l’uso di stecche su misura

Affrontare un percorso di riabilitazione per grandi ustionati significa dover affrontare un cammino a medio-lungo termine, in cui, non solo è fondamentale la compliance del paziente, ma è indispensabile avere un rapporto interdisciplinare con diverse figure professionali come il medico specialista prescrivente, l’ergoterapista (fondamentale per l’eventuale confezionamento delle stecche sopracitate o per la valutazione di determinati approcci legati all’autonomia) ma anche con l’azienda che confeziona gli abiti compressivi.